Pallavolo - Nations League, l'Italia cala il tris con la Bulgaria
Percorso netto dell'Italia nel terzo round della Nations League di Pallavolo. Gli azzurri hanno batt ...
Il Mongol Rally è entrato nel vivo. I RoMazz to Mongolia hanno ormai salutato definitivamente il territorio europeo e, dopo l’avventura in Iran raccontata in settimana, il quartetto ha fatto rotta sul Turkmenistan. Una terra poco nota ai più, ma che ha regalato emozioni particolari ai ragazzi con paesaggi e luoghi fantastici. “Per arrivare al confine siamo transitati in una cittadina fatta praticamente di fango. Bagjuik vicino Bojnurd in Iran, un posto davvero suggestivo. Recentemente c’è stato un terremoto e quindi è poco abitata, tuttavia lì abbiamo conosciuto una troupe televisiva americana che stava girando un documentario sull’arte di fare i tappeti. Abbiamo cenato e dormito con loro. Bellissimo l’ostello con vista panoramica – racconta Delca – Il passaggio al confine turkmeno è stato tosto. Per entrare la polizia di frontiera ha trattenuto a lungo il Mazz, in quanto proprietario della macchina. Gli hanno fatto fare una sorta di visita medica e anche noi abbiamo dovuto attendere al lungo per il visto. Abbiamo perso quasi tre ore alla frontiera”.
Una volta superato il primo ostacolo, il paesaggio turkmeno si è aperto in tutta la sua bellezza. “Posti pazzeschi, davvero – ci spiega Delca – Dalle montagne vedi queste distese di città bianche. Anche Ashgabat è davvero molto bella, ed è fatta completamente con il marmo italiano. Qui abbiamo dormito in un posto piuttosto malfamato. Un palazzo sovietico gigantesco che non era il massimo. Poi il giorno dopo ci siamo recati al Cratere di Darvaza, uno dei luoghi più famosi del Turkmenistan, la chiamano ‘la porta degli inferi’. Lì ci siamo accampati, dormendo in tenda”.
Una delle difficoltà del Mongol Rally è legata alle strade. Passare per le grandi ‘motorway’ non è consigliato anzi, ti fa perdere l’essenza del viaggio e la scoperta di nuovi luoghi. Tuttavia, come testimoniano i ragazzi del Romazz, per arrivare in Uzbekistan è stato necessario attraversare un tratto davvero insidioso. “250 chilometri di strada terribile – testimoniano – La Fiat Uno è andata avanti, anche se c’è stato qualche rumorino che Mazz sta tenendo sotto controllo. Certo, non è semplice, gli asfalti sono in condizioni pessime e spesso passiamo per gli sterrati. Gli ultimi ottanta chilometri prima di entrare in Uzbekistan probabilmente non li dimenticheremo mai.
Tra paesaggi desertici e strade dissestate, l’avventura dei RoMazz to Mongolia va avanti. La meta si avvicina, le difficoltà non mancano, ma l’entusiasmo del quartetto si mantiene altissimo. La voglia di scoprire nuovi posti, di addentrarsi in terre semi-sconosciuti anima questo gruppo pronto a gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Il ricavato del Mongol Rally sarà devoluto a due fondazioni: Cool Earth che si occupa di combattere la deforestazione pluviale e il cambiamento climatico; Cure First che si occupa di ricerca di trattamenti mirati per diverse tipologie di cancro.
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